lunedì 12 aprile 2010

CONSIDERAZIONI SULL'INTERVISTA AL VESCOVO DI BOLZANO-BRESSANONE. Lettera sul quotidiano "L'Adige".

Il vescovo di Bolzano-Bressanone Carl Golser, intervistato da Lilly Gruber alla trasmissione “Otto e mezzo” su La 7, ha affrontato alcune tematiche scomode per la Chiesa: i casi di pedofilia che recentemente hanno scosso anche il Vaticano, il celibato e il sacerdozio femminile. Come riportato sul quotidiano “L’Adige”, sui casi di pedofilia il vescovo ha detto che: “prima si pensava che un sacerdote, se riconosceva di avere sbagliato ed era disposto a fare una terapia, potesse essere inserito in un’altra struttura pastorale. Oggi si sa che non è così e anche la Santa sede chiede la loro rimozione” e che “bisogna distinguere tra pedofilia e omosessualità, che invece non è una malattia”. A proposito del celibato il religioso ha dichiarato: “il celibato è un grande valore e una disciplina ma non è un dogma. Nella chiesa cattolica di rito orientale ci sono sacerdoti sposati”. Infine sull’ipotesi di aprire il sacerdozio alle donne il vescovo ha detto: “sui sacramenti dobbiamo sempre fare quello che Gesù ha fatto: gli apostoli erano uomini e all’ultima cena Gesù era attorniato da uomini. La religione cristiana è una religione storica e per i sacramenti ci atteniamo a quello che Gesù Cristo ha fatto”. Personalmente ritengo apprezzabili le dichiarazioni del vescovo altoatesino sia quando si dimostra aperto alla possibilità del matrimonio per i preti sia quando dichiara che l’omosessualità non è una malattia. Personalmente ritengo che nemmeno la pedofilia si possa definire una malattia ma che il termine più giusto in questo caso sia abominio. Il fatto che in certi casi a praticarla siano dei religiosi non fa che accrescere la gravità del gesto. A questo proposito mi riallaccio all’altro argomento affrontato dal vescovo altoatesino e cioè all’idea che bisogni attenersi a quello che Gesù Cristo ha fatto. Ai religiosi pedofili bisognerebbe spiegare che quando Gesù disse: “lasciate che i bambini vengano a me” non si riferiva sicuramente a quello che loro hanno in mente sull’argomento.

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