martedì 1 novembre 2011

SANITÀ A CONFRONTO

Mezzogiorno estivo: pranzo all’aperto sotto la pergola con moglie e figlia. Arriva un ragazzo di colore a vendere delle cose. Come al solito in questi casi, non si sa se comperare qualcosa che magari non serve o dirgli che se non si offende gli diamo qualche euro. E poi, vista l’ora, gli chiediamo se vuole un piatto di pasta. Accetta volentieri, segno che ha fame e che l’alternativa per lui sarebbe mangiare qualcosa al volo tra una proposta di vendita e un rifiuto di acquisto. Facciamo la conoscenza con Augustin, un ragazzo che studia in Veneto e chissà che progetti di vita fa, mentre di sabato gira la Valsugana a vendere cose che non molti vogliono comperare. Viene dalla Nigeria, lo stato più popoloso del continente africano. Grande tre volte l’Italia: 160 milioni di abitanti, 250 gruppi etnici, un nord musulmano e un sud cristiano. Ogni anno ci muoiono più di 200 mila persone di AIDS. Ma nella storia della Nigeria sono morti a milioni anche per motivi religiosi, politici ed economici. Mentre stiamo finendo di mangiare, sopra le nostre teste passa l’elicottero giallo del 118, come purtroppo dalle mie parti succede spesso. Augustin mi chiede di che volo si tratta. Gli dico che è il servizio di emergenza sanitaria con elicottero dell’Azienda Sanitaria. Vado a memoria: un equipaggio sempre pronto composto da un pilota, un tecnico di bordo, un medico anestesista rianimatore, un infermiere e un tecnico di elisoccorso. Con una battuta, ma senza nascondere l’orgoglio per quello che forse è il migliore dei servizi erogati dalla nostra Provincia, dico al nostro ospite: “se adesso mi viene un infarto, nel giro di pochi minuti possono venire con uno di quegli elicotteri e salvarmi la vita”. Lui mi guarda stupito e serio mi risponde: “se viene un infarto a me a ad Abuja (la capitale della Nigeria), io so che muoio perché nessun elicottero, ma nemmeno un’ambulanza verrà mai a soccorrermi”. Questa frase bisognerebbe farla ascoltare e riascoltare a chi si lamenta sempre e comunque della sanità trentina. Per essere chiari: lo so anch’io che ci sono cose che potrebbero andare meglio: pronti soccorsi ingolfati dalla mancanza di medici, tempi di attesa lunghi per le visite specialistiche e una conseguente facile abitudine a quelle a pagamento, a volte medici scortesi e infermieri poco pazienti. Niente però in confronto a quello che succede in altri posti.

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