domenica 8 luglio 2012

LA DIPENDENZA DA LAVORO


Tra le varie patologie psicologiche che possono colpire la nostra povera razza umana ce n’è una che è stata segnalata anche in Trentino. È la “sindrome da dipendenza dal lavoro” o “sindrome di workaholism”, uno tra i cosiddetti disturbi ossessivo-compulsivi. Si tratta di un comportamento patologico che colpisce una persona troppo dedita al lavoro e che tende a porre in secondo piano la propria vita sociale e familiare fino a causare danni a se stessa, al coniuge, ai figli.
Ci sono degli indicatori acuti di “lavorodipendenza”: persistente e ripetuto abuso lavorativo con dedizione abituale superiore alle 8 ore quotidiane, spesso anche nei fine settimana o nei periodi di vacanza; tendenza a non assentarsi mai dal lavoro, né per necessità nè per malattia; crisi di astinenza, con sensazione di vuoto, angoscia o irritazione quando si è lontani dal lavoro, come succede nei periodi festivi; manifestazioni o vissuti di paura di perdere il lavoro; preoccupazioni ricorrenti riferite a temi lavorativi; pensieri e fantasie costanti su nuovi modi di risolvere i problemi sul lavoro o di ottenere successi in questo campo; incapacità di staccare, con rarefazione degli svaghi e degli hobby; tendenza a occupare i week-end e i momenti liberi con l’aggiornamento o con letture e piccoli lavori; disprezzo nell’osservare gli altri divertirsi e dedicarsi ad attività di svago abituali; incubi relativi a errori o insuccessi sul lavoro.
Come dicevamo anche in Trentino ci sono dei casi di dipendenza, tanto che esiste un centro dove vengono curate le persone che trascurano ogni altra cosa che non sia il proprio lavoro. La cura, oltre a degli incontri con degli specialisti, prevede anche delle terapie d’urto. La più efficace finora sembra essere quella di affiancare il malato a dei dipendenti della Provincia Autonoma di Trento, una categoria che sembra sia immune da questo tipo di dipendenza.
Questo pezzo risale a prima dell’attuale crisi economica e il suo intento era quello di affrontare un argomento serio e reale come quello della “dipendenza da lavoro”, con ironia. È vero che ora il periodo è buio e che è l’argomento “lavoro” in generale a essere delicato perché molti posti sono a rischio e qualcuno l’ha già perso. Ma è anche vero che l’intento della “Civiltà trentina” è quello di fare ridere e sorridere i lettori esorcizzando timori e paure.
E mi sa che in questo periodo ce n’è ancora più bisogno.

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