giovedì 28 gennaio 2010

UN PALATENDA PER TUTTI

Si è cominciato a parlare della possibilità di realizzare a Trento una tensostruttura in grado di ospitare due o tremila persone. Secondo l’amministrazione del capoluogo il nuovo spazio pubblico dovrebbe servire: ad ospitare i grandi nomi della musica leggera; a permettere la pratica dei vari sport di squadra da parte delle società sportive del capoluogo; a consentire l’organizzazione di grandi eventi sul tipo del festival dell’economia o delle feste vigiliane; all’ organizzazione di manifestazioni religiose e ricreative. Il nuovo teatro tenda andrebbe ad aggiungersi agli altri due spazi esistenti: l’auditorium del centro santa Chiara ed il palatrento di Trento sud. La notizia dell’intenzione del Comune di Trento ha destato qualche perplessità in quanto una struttura analoga è già stata progettata per il vicino Comune di Pergine Valsugana con un finanziamento provinciale già concesso di quattro milioni di euro. Molti si chiedono se non sia uno spreco realizzare un nuovo palatenda a soli quindici chilometri da quello che sorgerà a Pergine con il rischio poi di sottoutilizzare questi spazi.

Effettivamente questo rischio c’è. Purtroppo il suo ragionamento va a scontrarsi con una normativa provinciale che prevede la realizzazione di un palatenda in ogni comune della provincia. Nei prossimi anni infatti, sorgeranno 223 tensostrutture nei vari comuni del Trentino. Ovviamente per non sprecare le risorse le dimensioni delle strutture saranno rapportate alla popolazione residente nel luogo dove sorgeranno. Non sarebbe pensabile ad esempio che nel comune di Massimeno che conta un centinaio di abitanti possa venire realizzato un palatenda grande come quello che potrebbe sorgere a Trento oppure a Rovereto o Pergine. È ovvio che se il palatenda di Trento potrà ospitare un concerto di Vasco Rossi, in quello di Vignola Falesina si potrà al massimo tenere una performance di Bepi e la sua fisarmonica. Rimane per tutti l’indicazione di un uso aggregativo e culturale dei palatenda. Se quello enorme di Trento non potrà diventare una serra per la coltivazione del radicchio per le mense pubbliche del capoluogo, in quello di Grauno non si potrà parcheggiare lo spargisale dell’operaio del Comune.

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