lunedì 2 maggio 2011

A VOLTE UN SALUTO È SALUTARE

Quando accompagnate a scuola i vostri figli o mentre siete in attesa nella sala appunto d’attesa del dottore, vi capita mai di salutare qualche genitore o paziente e di ricevere in cambio un silenzio o un grugnito o al massimo il tipico saluto trentino: “Salve”? Ci si resta male vero? Quella della mancanza di saluto è una situazione molto “trentina” che capita anche in negozio, in quello dove si va di solito, quindi dove si incontra gente del paese o del quartiere, gente che si conosce e che vi conosce, non estranei: conoscenti è la parola giusta. In queste situazioni, nelle quali dopo avere salutato non ricevete una risposta, provate a fare un test. Fermatevi, salutate di nuovo. Un “ciao” va bene, un “buongiorno”, anche. Di solito a questo punto salutano a loro volta, non per cortesia, probabilmente, ma per la forma. A volte ci scappa anche un mezzo sorriso. Non intero, mezzo, non esageriamo. Può succedere anche che, imbarazzate, queste persone si giustifichino. Non servirebbe mica, ci mancherebbe, però se lo fanno, ascoltatele queste giustificazioni: “Ero distratto, addormentato, impegnato a fare qualcos’altro”. “Sono nuovo del paese”. “Sei nuovo del paese”. “Non sono abituato”. Non sei abituato a salutare? Cosa vuole dire? Basta dire: “ciao”, che abitudine ci vuole? Una precisazione: il test non funziona con gli irriducibili dei convenevoli negati. Quelli che se anche li saluti ogni giorno, loro ogni giorno non ti salutano. Magari perché votate diversamente da loro o perché quando eravate piccoli, un giorno durante la ricreazione non li avete invitati a giocare a pallone, oppure perché il loro nonno aveva litigato con il vostro nonno per una qualche questione. Tutte motivazioni sacrosante, per carità, ma rispondere a un saluto, dai! Con gli irriducibili, se ve la sentite si può fare un altro tipo di test. Insistete nel salutarli per qualche giorno, e se ancora non rispondono, diteglielo: “Scusa, hai sentito che ti ho salutato?”. La figuraccia (loro) è garantita, ma non è altrettanto garantito il fatto di ricevere un saluto di risposta o il fatto che d’ora in avanti vi saluteranno, anzi. Un irriducibile potrebbe anche obiettare: “non sono mica obbligato a salutare!”. È vero, ci mancherebbe altro, non per primo sicuramente. E pensandoci bene neanche per secondo. Ma un “ciao” in risposta non ha mai fatto male a nessuno. Anzi, molto spesso è salutare. Ma se non ve la sentite, non insistete, d’altronde non siete mica degli psicologi della socializzazione. Salutate chi e come volete. Un saluto a tutti.

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