Come è andata a finire con il taglio dei fondi per l’autonomia destinati alla nostra provincia? Mi ricordo che il Consiglio dei ministri, su iniziativa di Roberto Calderoli della Lega nord aveva deciso, come riportato dal quotidiano L’Adige di “congelare la bellezza di 1.300 milioni di euro di crediti vantati dalla Provincia di Trento (altri 2.200 da quella di Bolzano) in quanto quota variabile dei tributi erariali relativi agli anni dal 2000 al 2005, secondo quanto previsto dallo Statuto di autonomia”. Ma l’articolo 116 della Costituzione dice che il Trentino Alto Adige, insieme ad alcune altre Regioni italiane “dispone di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi Statuti speciali adottati con legge costituzionale”. Vuol dire che il governo metterà mano alla Costituzione e che la nostra autonomia è in pericolo?
Il pericolo è cessato. Effettivamente sembrava che il governo volesse praticare dei tagli alle Autonomie Speciali per cercare di risanare il debito pubblico e per accontentare quanti sostengono che le Regioni e le Provincie autonome sono troppo privilegiate rispetto alle altre. Della faccenda si è interessato in prima persona il presidente Dellai che è sceso a Roma insieme ai presidenti delle altre Regioni autonome per parlare direttamente con il ministro Calderoli. In tale occasione si è deciso che nella fase di attuazione della legge sul federalismo fiscale si terrà conto delle specificità di autonomia della Provincia di Trento e che solo essa potrà decidere come partecipare al federalismo fiscale. Non c’è più pericolo quindi neanche per quei parlamentari trentini che avevano condiviso o giustificato per ordine di partito la decisione iniziale del governo. Dubito infatti che i loro elettori trentini avrebbero condiviso questo loro “spirito moralizzatore” sui costi della politica. I suddetti deputati e senatori potranno comunque applicare lo stesso spirito proponendo di ridimensionare i propri privilegi di parlamentari.
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