giovedì 16 aprile 2009

SPRITZA LA CRISI

Uno dei luoghi simbolo della socializzazione e del divertimento dei trentini, il bar, sta vivendo un periodo difficile. I dati dell’ufficio studi e ricerche della Camera di commercio relativi al 2008 parlano di 127 chiusure di locali pubblici destinati alla somministrazione di bevande, contro 95 nuove iscrizioni, con un negativo di 32. Una studio sui consumi di bevande all’interno di bar, pub e locali vari riporta dati negativi per tutte le bevande: –9% per la birra, -10% per le bibite dolci, -11% per il vino, -12% per i liquori, -13% per i succhi di frutta e meno 15% per gli aperitivi. Ecco, gli aperitivi: il simbolo della crisi dei bar è la caduta del consumo di spritz. Nessuno beve più lo spritz e sembra che questo sia il danno peggiore che questa crisi planetaria abbia causato.
Lo spritz ha avuto negli anni scorsi una vera gloria. È stato il simbolo dell’Happy hour e della voglia di uscire di casa, di divertirsi e di socializzare. È normale però che come succede a tutti i beni di consumo voluttuari, in un momento di difficoltà finanziaria, il suo uso sia stato ultimamente ridimensionato. Usciamo però un attimo dallo specifico del discorso spritz e cerchiamo di vedere la cosa allontanandosi da una visione che rischia di influenzare il nostro giudizio. È ovvio che l’acqua è fondamentale più dello spritz, che il pane è più importante delle patatine e che l’automobile è più utile del camper. È altrettanto ovvio che chi per campare vende spritz o fabbrica patatine o noleggia camper, vedrà il calo di consumo del prodotto che lui propone come un dramma. Ognuno poi è padrone di fare le scelte che ritiene più opportune, seguendo le proprie priorità sia a livello gastronomico che a livello di ferie o di mezzi di trasporto. Certo che se uno va al bar e spende 3 euro per uno spritz e poi va a casa e si accorge che con 3 euro se ne fa una damigiana, qualche domanda se la fa.

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