giovedì 17 dicembre 2009

L’ERA GLACIALE 3 (IL TRAMONTO DELLE PREFERENZE)

La riforma della scuola trentina che l’assessore provinciale all’istruzione Marta Dalmaso voleva fare approvare nei giorni scorsi, ha scatenato una serie infinita di polemiche da parte di chi la considera peggiorativa rispetto al precedente ordinamento in materia. Studenti, insegnanti, sindacati: tutti d’accordo. Ecco alcuni dei punti più controversi: la riduzione delle materie di studio (in determinati piani di studio è addirittura prevista la cancellazione di geografia e di educazione fisica); la creazione di un primo biennio che a detta di molti diventerebbe un parcheggio post scuole medie in attesa che gli studenti decidano che indirizzo scegliere; la riduzione degli indirizzi stessi con l’eliminazione dell’istruzione professionale; lo scarso coinvolgimento degli insegnanti, degli studenti, delle famiglie. In generale questa riforma viene considerata una riforma dettata solamente da una logica di “tagli” di risorse ad un reparto, quello della scuola, che dovrebbe essere viceversa incentivato, visto che si occupa della formazione dei cittadini che verranno.

Le ricordo che l’assessore preferisce non parlare di “tagli”, ma di “contenimento della spesa”. Lei ha tralasciato la parte riguardante il timore dei sindacati di vedere ridotte le cattedre in seguito alla diminuzione dei minuti delle ore scolastiche (da 60 a 50) e a quello delle materie. Durante una riunione tra Provincia e sindacati c’è stata un’incursione di un gruppo di rappresentanti dei collettivi studenteschi di alcuni istituti scolastici. I ragazzi hanno rovesciato sul tavolo un sacco di cubetti di ghiaccio con l’intento di “congelare la riforma”. Il seguito l’assessore Dalmaso ha deciso di bloccare l’approvazione della delibera sulla riforma. È stato approvato solo un conchiuso per permettere di aprire il confronto con scuola e sindacati. Uno dei sindacalisti presenti ha rivelato che il momento esatto nel quale l’assessore ha avuto questo ripensamento è stato quando i cubetti di ghiaccio hanno iniziato a sciogliersi. È allora che si è accorta che non si trattava di cubetti di ghiaccio, ma dei voti degli studenti e dei loro genitori che stavano evaporando.

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