venerdì 2 settembre 2011

CHI PARLA E CHI ASCOLTA

Che bello fare quattro chiacchiere. A tutti piace farlo: per condividere, per sfogarsi, per confidarsi con chi ti sa ascoltare. Ma quanti in realtà sanno ascoltare? Vi capita mai di parlare con qualcuno e di avere la sensazione che non ti stiano prestando attenzione? Perché la realtà è questa: tutti hanno voglia di parlare, pochi di ascoltare. Normalmente funziona così: stai raccontando a un amico del tuo viaggio a Parigi, arrivi a metà del traforo del Frejus e lui ti interrompe parlando per venti minuti di quando è rimasto in coda nella galleria di Martignano per andare a lavorare. Ma come, lasciami finire! Sono giorni che aspetto di raccontarti della mia vacanza. Oppure: ti è appena nata una figlia e stai raccontando questa esperienza meravigliosa alla tua amica. Ma lei quando arrivi alla prima contrazione ti spiega di quando le hanno fatto il cesareo per suo figlio che ormai ha 18 anni. Ma aspetta un attimo! Me l’hai già raccontato 18 volte: una a ogni compleanno del…pupo. Eppure è così: l’arte dell’ascolto è innata e riservata a pochi. Però è brutto non riuscire a raccontare qualcosa che ti interessa e trovarsi invece ad ascoltare cose che ti interessano e cose che ti interessano meno… o niente. E poi: siete sicuri che chi vi sta ascoltando lo stia facendo davvero? Ci sono due semplici test per scoprirlo. Test 1: il contatto oculare. Se state raccontando al vostro amico qualcosa che vi sta a cuore e lui guarda dappertutto fuorchè nei vostri occhi o peggio sbircia l’orologio ogni due minuti o controlla continuamente se ci sono messaggi sul cellulare, potete essere sicuri che ha poco interesse per le vostre parole. Test 2: l’interruzione. Siete al bar, vi state confidando con la vostra amica e avete l’impressione che non aspetti altro che una pausa per parlare lei. Dopo un’eventuale interruzione (il cameriere porta i caffè, i figli vi chiedono cinquanta centesimi per le macchinette etc.), fate caso a come si comporta. Se vi dice: “vai avanti” o perlomeno: “scusa, dove eravamo rimaste?”, vuol dire che vi stava ascoltando. Se invece, quando rimanete di nuovo sole comincia con un “al Poli c’è il 3x2” o con un “quest’anno i capelli me li faccio scalati” vuol dire che dell’argomento precedente nella sua memoria non è rimasta traccia o che non gliene frega niente. Testate e agite di conseguenza: un “ma mi ascolti o no?” è d’obbligo, un “scusa, devo andare, ho un impegno”, va ancora meglio.

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