giovedì 2 febbraio 2012

I VERI BUONI PROPOSITI PER IL 2012

Siamo già a febbraio. Sembra ieri che festeggiavamo la fine del 2011 e brindando avevamo già in mente i buoni propositi da attuare nel corso del 2012. Ora è trascorso un mese dall’euforia delle feste e possiamo provare a farlo sul serio. Sì, perché sappiamo tutti come funziona: alzi la mano chi appena un mese fa non ha fatto almeno uno tra i seguenti buoni propositi: smetto di fumare, mi metto a dieta, vado in palestra due volte in settimana, mi iscrivo a un corso di inglese o di computer, telefono più spesso ad amici e parenti, non mi faccio prendere dalla frenesia delle cose da fare, etc., etc., etc. Ora alzi la mano chi è riuscito a tradurre in pratica quelle buone intenzioni. Ok, ci siamo capiti. La maggior parte non ha nemmeno iniziato e chi l’ha fatto o ha già smesso o lo sta per fare. Perfetto, partiamo da qui. Ci proviamo a fare qualche “vero” buon proposito per questo 2012? Magari relativo a quei comportamenti che vorremmo avessero gli altri ma che noi spesso ci guardiamo bene dall’adottare? Eccone alcuni: non suoniamo il clacson dopo un secondo quando quelli davanti a noi al semaforo non schizzano via appena diventa verde; se tagliamo una precedenza, alziamo la mano in segno di scuse verso chi abbiamo fatto frenare all’improvviso; non telefoniamo o usiamo l’autoradio mentre guidiamo; raccogliamo qualche informazione in più prima di giudicare qualcuno e non lasciamoci influenzare dalla prima impressione; siamo onesti in tema di calcio: se è rigore, lo è anche se viene fischiato verso la nostra squadra; ascoltiamo le altre persone mentre parlano; usiamo anche le parole “grazie”, “per favore” e scusa”: hanno un suono bellissimo; telefoniamo a quell’amico o a quel parente che non sentiamo da tempo; rispettiamo i colleghi di lavoro, anche quelli con cui non andiamo d’accordo; cerchiamo di avere più pazienza con i nostri figli; usciamo a cena con nostra moglie o nostro marito anche senza una ricorrenza particolare. E poi, ogni tanto: prendiamoci il tempo di non fare niente. Che non vuol dire guardare la televisione o giocare con la playstation. Sul divano o su una panchina, lasciamo in tasca il cellulare e stiamocene con i nostri pensieri. All’inizio potrà sembrare una situazione strana ma poi la sensazione di guardare dentro se stessi invece che su un display è veramente appagante. Anzi, ci si potrebbe anche fare l’abitudine.

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