giovedì 30 giugno 2005

IL PALLONE DA CALCIO RIPORTA L'UOMO ALLO STADIO… ANIMALE!

Le donne dicono che il pallone sta all'uomo come il bastone sta al cane… solo che il cane è più intelligente, perché il bastone te lo riporta, l'uomo no! Se l'uomo vede un pallone da calcio che si muove, istintivamente regredisce allo stato di foca: deve corrergli dietro, inizia a dribblare, a palleggiare… pensa di essere Ronaldo, pensa di essere Zidane, pensa di essere Beckham… insomma pensa di essere Figo. E’ che appena vede un pallone da calcio l'uomo smette di pensare con il cervello e ragiona coi piedi: il sangue abbandona il cervello e si concentra nei piedi… fortunatamente la lunghezza dei piedi non aumenta. Il calcio inoltre provoca dipendenza, dopo qualche settimana dalla fine del campionato l'uomo inizia a soffrire la crisi d'astinenza: è in questi casi che si organizza la partita di calcio tra colleghi di fantozziana memoria. Il calcio è più forte dell'istinto di sopravvivenza: sui campi da calcio ho visto ripetersi il miracolo di Lazzaro, con gente da mesi costretta a letto dal mal di schiena, con le ginocchia tenute insieme col Super Attak e le caviglie che rimanevano attaccate al resto del corpo solo grazie alle bende elastiche rialzarsi e camminare… poi correre dietro ad un pallone. Ma qual’è il primo grande problema della partita a calcio tra colleghi? Solo a combinare la disponibilità del campo con le ferie, le malattie e gli impegni vari ci vogliono dai due ai quattro mesi. Quindi per fare una partita in estate bisogna iniziare ad organizzare prima di Pasqua: se l'idea è di trovarsi a giugno, in una di quelle belle sere tiepide di inizio estate, per giocare cinque contro cinque… ci si trova per disperazione alla fine di settembre, con la prima neve sulle cime, in cinque… e basta, a giocare a porta romana. Guardare i colleghi che si cambiano è come sfogliare vent'anni di album di figurine Panini. C'è quello con la maglietta di Pablito Rossi dei Mondiali di Spagna, che per scaramanzia non lava dalla storica finale giocata domenica 11 luglio 1982… porterà anche culo, ma puzza come un composter. C'è quello con la maglia del Verona campione d'Italia, siamo nel 1985, fatta di un tessuto sintetico misto lana merinos e fibre di amianto che ti viene da grattarti solo a guardarla. A contatto con la pelle un salutare tessuto termico isolante, ottimo anche per l'edilizia. All'esterno invece lo stesso tessuto è traspirante, accumula l'aria fredda o il calore a seconda delle condizioni meteo: fredda se congeli, calda se sudi. Per inventare il tessuto termico traspirante nel verso giusto ci hanno messo vent'anni… bastava girare la maglietta! C'è quello con la maglia della società in cui giocava da giovane, una maglietta di tre misure più piccola che sembra la tuta in lattice di una pornostar tanto è aderente… sulla pancia si formano rotolini di grasso che sembrano wurstel sottovuoto in confezione famiglia. Poi pancere, ginocchiere, cavigliere, fasce elastiche, garze… ogni volta mi sembra di giocare il derby dei film horror: mummie contro zombie.

SRl. Scrittori a Responsabilità Limitata.

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