Anche quest’anno abbiamo assistito ad un Festival dell’economia di sinistra. Vorrei esprimere il mio disappunto, che è poi quello di tante altre persone che hanno notato come esso sia ormai diventata una manifestazione comunista. La maggior parte dei relatori appartengono o simpatizzano per i partiti di centrosinistra. Dei rappresentanti del governo neanche l’ombra. Non è possibile che una manifestazione di tale importanza sia in mano ad una sola parte politica. L’anno prossimo invece di Festival dell’economia potrebbero chiamarlo Festival dell’Unità.
Altri lettori mi hanno scritto sull’argomento, descrivendo il Trentino come una roccaforte comunista che gestisce con un’unica visione politica le proprie cose. Penso però che ciò non corrisponda alla realtà: ho letto invece che il ministro dell’economia Giulio Tremonti era stato invitato al festival dell’economia per fare un bilancio del primo anno di governo ma lui ha declinato l’invito. Inoltre erano assenti i giornalisti Mediaset e quelli dei giornali legati al presidente del consiglio (Libero e Il giornale). Per il resto, era la presenza di tre premi Nobel e di vari esperti di economia nazionale ed internazionale l’attrattiva maggiore del Festival. I grandi numeri della manifestazione fanno capire che essa non può essere solo di parte. Stiamo parlando di 80 mila persone (10 mila in più dello scorso anno) che hanno seguito le varie iniziative e di 6 milioni di contatti al sito ufficiale del Festival. Grande successo anche per iniziative collaterali come la distribuzione dei gadget (la bandiera rossa e la falce e il martello con lo scoiattolo intagliato nel manico) e come l’editoria legata al festival che ha visto primeggiare nella top ten dei libri “Il Capitale” di Marx ed il “Libretto rosso” di Mao. Molto apprezzata anche l’iniziativa di proporre nei ristoranti convenzionati il menù con i bambini bolliti.
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