La consultazione elettorale per l’elezione del nuovo sindaco di Trento non ha portato solo la nettissima affermazione di Alessandro Andreatta, che con il 64% dei voti ha stravinto sul suo avversario Pino Morandini. Essa ha anche dimostrato ancora una volta come in Trentino il Pdl e la Lega Nord non riescano proprio a sfondare, come si era tra l’altro già capito con l’affermazione di Lorenzo Dellai alle elezioni provinciali dello scorso novembre. Ma la difficoltà del centrodestra a fare breccia nell’elettorato trentino si è vista anche nelle elezioni per il rinnovo dei consigli comunali di Pergine Valsugana, Civezzano, Folgaria e Rabbi. Solo a Mezzolombardo si è finiti al ballottaggio. Non le sembra strano che il centrodestra, leader a livello nazionale, non riesca ad affermarsi in terra trentina?
Il problema sta proprio nelle differenze esistenti tra il centrodestra Berlusconiano e quello trentino; o meglio: nella differenza tra Berlusconi ed i leader del centrodestra nostrani. Gli elettori di Pdl e Lega Nord sono ormai abituati alla figura di un leader, Berlusconi appunto, che ha un linguaggio ed una comunicatività molto particolari. Chi vota centrodestra non è abituato a sentire parlare di crisi, di problemi e di come fare a risolverli, ma di argomenti che solo il presidente del consiglio è in grado di proporre. Quelli che i suoi elettori evidentemente amano. Il linguaggio e la comunicatività dei leader trentini di Pdl e Lega sono molto diversi. Se in questi anni Malossini, Divina e Morandini invece di proporre ricette su problemi economici, sicurezza ed ambiente avessero fatto cucù sporgendosi da qualche monumento, fatto le corna mentre li fotografavano, chiesto di “potere palpare qualche signora”, oppure si fossero fatti chiamare “Papi” da qualche ragazzina, forse avrebbero avuto più possibilità di successo. È inutile, in politica i contenuti hanno la loro importanza.
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